Notiziario NIP - News ITALIA PRESS agenzia stampa - N° 242 - Anno X, 12 dicembre 2003

"L’eredità culturale della presenza degli italiani in Egitto"
AIDE e Accademia d'Egitto a Roma presentano il convegno che esalta l'incontro fra i due Paesi del Mediterraneo

Roma - L'anno dei rapporti fra Egitto-Italia si conclude con il convegno 'L'eredità culturale della presenza degli italiani in Egitto', presentato ieri dall'Associazione italiani d'Egitto (AIDE) e l'Accademia d'Egitto a Roma. Scopo è stato quello di "far conoscere il nostro passato di italiani residenti in Egitto", come rivela il comandante Bruno D'Alba in apertura, comunicando la decisione del Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia di concedere il Patrocinio del suo Ministero al convegno. Da parte sua, l'Ambasciatore d'Egitto in Italia, Helmy Bedeir, si dichiara "keen on attending this event", ovvero entusiasta per un evento che è, insieme, esempio di unione, di amicizia e di collaborazione fra i due Paesi. Per entrambi ci sono "sfide comuni, che bisogna affrontare insieme, non come singoli paesi, ma come gruppo".

Secondo Helmy Bedeir il fattore fondamentale è cultura, intesa come contatto umano. "Cresce il numero di studenti che dall'Egitto viene in Italia. Cresce il numero di investimenti italiani nel turismo". L'Egitto, insomma, non è solo obelischi. E la capacità italiana di concorrere al progresso di una grande Nazione nel rispetto reciproco è manifesta. Eppure, e questo lo dice solo in inglese, c'è una "lack of attention" verso chi è nato lì e poi è venuto in Italia, c'è un'anomalia.

Quali sono le radici e i valori comuni che permettono ai due Paesi e ai due popoli di incontrarsi e, in qualche modo, di riconoscersi? E' Arnaldo Bracci, ex direttore generale dell'Agip Petroli e oggi coordinatore direttivo dell'AIDE, a rispondere alla domanda nel suo intervento. "Tutti costruiamo il futuro sulle radici del passato, ma in Italia e in Egitto il passato è più forte, più duraturo". Segue elenco dei punti di contatto: il senso d'ospitalità, lo spirito di sacrificio, la flessibilità, la saggezza e la pazienza, il gusto del mugugno, l'ironia e l'autoironia, la gestualità, il gusto del bello, l'amore per la famiglia e i suoi valori, l'esaltazione del titolo di studio. "Ora dobbiamo esportare e far conoscere attraverso la nostra storia la convivenza e la tolleranza", conclude Bracci.

Una storia moderna, quella italiana in Egitto, che comincia nel 1820, anno della prima ondata migratoria di tipo politico. La professoressa Stefania Sofra, egittologa, illustra le tappe della vicenda. Massoni, letterati italiani vanno in Egitto, non lo considerano mai terra di conquista, creano servizi e strumenti innovativi. Un esempio è il sistema postale fondato da Carlo Meratti ad Alessandria d'Egitto e al Cairo: l'ufficio postale privato, riservato agli europei, divenne ben presto modello per gestire la posta governativa. Apertura del canale di Suez e seconda ondata migratoria, stavolta di tipo economico, e un altro nome, Mario Rossi, architetto che divenne responsabile di tutti i progetti delle moschee al Cairo.

Fino al 1952, anno della nazionalizzazione della proprietà privata di Nasser, la presenza italiana, ed europea, in Egitto è quindi molto forte, molti italiani acquistano il titolo onorifico di Bei e l'italiano è seconda lingua del Paese. Dà conferma di tutto ciò anche Dante Ruisi, generale di divisione aeronautica al Cairo dal '74 al '77: nato in Egitto, vi torna per lavoro con moglie e figli. "Tornai nella terra natia", dice Ruisi, quella che la professoressa Sofra definisce "un antico paese di sogno". Quello che è stato sempre un incontro informale fra italiani nati e vissuti per molto tempo in Egitto diventa, da oggi, il primo di una serie di altri incontri e conferenze.

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